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Coccole di Grano di Battaglia Fabio
Vendita e degustazione di pasta fresca
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La storia della PASTA








La storia della pasta, protagonista indiscussa della tavola italiana, inizia quando l’uomo abbandona il nomadismo e inizia ad avvicinarsi all’agricoltura ed alla semina.

Figura illustrativa Coccole di Grano di Battaglia Fabio


È in quel momento, infatti, che l’umanità inizia a incrociare il grano in tutte le sue peculiarità, imparando sempre meglio l’arte del raccolto e tramandandola di generazione in generazione.


I Greci e gli Etruschi, qualche tempo dopo, erano già abituati a consumare i primi tipi di pasta: in greco, infatti, “leganon” indica un foglio grande e piatto di pasta tagliato a strisce. Da qui deriva la parola latina “laganum”, citata anche da Cicerone nei suoi celebri testi.


Furono gli Arabi, tuttavia, i primi ad essiccare la pasta per destinarla alla conservazione a lungo termine, poiché nei loro lunghi spostamenti non avevano acqua a sufficienza per confezionarne di fresca ogni giorno.




Il più fedele e apprezzato compagno della pastasciutta, il pomodoro, giunge in Italia nel 1554 dal Perù, ma la sua coltivazione inizia a diffondersi capillarmente soltanto intorno al 1600.


Nel 1500, tuttavia, i maestri della pasta si erano espansi in tutta la penisola e facevano quello che i fornai avevano già iniziato a fare da molto tempo: riunirsi in sodalizi di mestiere. Tra il 1600 e il

1800, inoltre, i vermicellai erano così tanti che, nel tentativo di monitorare il commercio della pasta, una bolla papale del 1641 fissò a 24 metri la distanza minima tra due negozi.





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Curiosità sulla PASTA:





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Sembra che i primi spaghetti (vermicelli) siano stati diffusi indipendentemente in Cina e in Sicilia: quel che è certo, è che sono stati gli Arabi a portare in Sicilia l’usanza della pasta secca.



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Già tra il 13esimo e il 14esimo secolo a Genova si produceva pasta secca, mentre a Napoli l’avvento di questo alimento popolare risale alla fine del 16esimo secolo.

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Fino al 1800, la produzione della pasta veniva affidata agli impastatori a piedi scalzi, finché Ferdinando II, il re di Napoli, non ritenne opportuno trovare un metodo più igienico.



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Vi erano alcune figure storiche convinte del fatto che la pasta causasse disturbi mentali: il filosofo Schopenhauer, ad esempio, la considerava alimento “dei rassegnati”, mentre Filippo Tommaso Marinetti auspicò ad una vera crociata contro gli spaghetti.

Figura illustrativa Coccole di Grano di Battaglia Fabio

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Nonostante sia uso comune, aspettare che l’acqua arrivi ad ebollizione non è la soluzione più intelligente per cuocere la pasta: la cottura, infatti, dipende solamente dalla temperatura raggiunta.


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Si stima che esistano in tutto circa 350 forme di pasta diverse.


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I parametri per riconoscere una pasta di qualità sono 3: la quantità di proteine (10,5%), la trafilatura (la migliore è in bronzo) e la temperatura di essiccazione.

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Si scrive “pastasciutta” o “pasta asciutta”? La risposta è: entrambe.


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La pasta secca, grazie alle proprietà conservative, è una buona fonte di calorie e sostanze nutritive e può essere trasportata per distanze anche molto lunghe, senza che si perda la sua edibilità.


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Il grano duro è l’ingrediente principale, che deve avere la giusta proporzione di amido e proteine così da garantire un buon impasto e una tenuta di cottura.






La pasta, in Italia e nel mondo, più che un alimento è un pezzo della cultura,

un vanto di cui andare fieri, nonché un elemento di condivisione e di riconoscimento.

Nelle sue innumerevoli varianti e combinazioni, infatti, rappresenta sempre la soluzione più ricercata,

grazie alla sua intrinseca semplicità e insieme al bagaglio di storia e tradizione che porta con sé.







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